Il dipinto, prima di giungerci in studio, esitò in asta Dorotheum come una generica derivazione da un prototipo di Peter Paul Rubens (1577-1640) che in fase di studio rilevammo errato. I nostri meriti sono stati diversi. Per primo sciogliere il significato dei marchi a fuoco posti a tergo del supporto in tavola a favore di un importante fabbricante di pannelli di Anversa da cui Rubens ebbe già modo di fornirsi. Tale testimonianza, dato che siamo a conoscenza degli anni di attività dell’artigiano creatore delle tavole su cui dipingere, ha permesso di ascrivere l’opera al più stretto ambito del pittore e contestualizzarla come una delle migliori versioni uscite dal suo studio rappresentanti ‘Alessandro Magno incorona Rossana’. Altro importante merito è stato il riuscire a collegare il dipinto con quello appartenuto alla fine del XIX secolo al noto mercante d’arte fiorentino Stefano Bardini (1836-1922), conosciuto da una fotografia d’epoca e creduto disperso.